Brindisi, 01/03/2011

Albano e Monetti: “la CSS giustifica il maggiore utilizzo di Carbone”

Dal primo marzo 2011, presso la centrale a Carbone di Cerano, entrerà in esercizio la nuova tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage) che consentirà di catturare l’anidride carbonica prodotta dalla centrale a Carbone di Brindisi sud, Cerano, che ha raggiunto il livello preoccupante di 13,5 milioni di tonnellate l’anno .
In queste ore, forse a causa anche di una informazione non sempre esauriente, talvolta approssimativa, sta passando l’illusione, che con questa nuova tecnologia saranno risolti tutti i problemi di immissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti.
Una sorta di panacea di tutti i problemi ambientali del nostro territorio, determinati dall’esercizio di una Centrale elettrica alimentata a carbone che, bisogna ribadirlo, è uno dei combustibili più inquinante del pianeta.
Occorre per questo fare chiarezza, precisando che si tratta di un impianto sperimentale, dall’esito incerto, che si prefigge lo scopo esclusivo di catturare, con l’utilizzo di solventi chimici, l’anidride carbonica prodotta dalla combustione del carbone, per stoccarla in seguito nelle cavità e nei giacimenti petroliferi situati nelle profondità della terra o del mare.
Non è dato attualmente conoscere l’effettiva quantità di CO 2 che potrà essere imprigionata a regime. In questa fase, verosimilmente, crediamo possa trattarsi di una quantità quasi risibile, rispetto a quella prodotta.
A breve termine, quindi , non c’è da aspettarsi alcuna consistente riduzione delle emissioni di gas serra, che è la causa primaria del riscaldamento del pianeta e che richiede invece interventi urgenti, per arginare o quanto meno contenere i cambiamenti climatici in atto.
Un beneficio per tutti, per il pianeta, per il nostro territorio, per la nostra regione, per l’Italia, per l’Europa e che ha determinato l’Unione Europea a stanziare ingenti finanziamenti comunitari per la realizzazione di questo impianto.
Niente che riguardi invece gli altri inquinanti, che producono effetti deleteri importanti per la salute dei nostri concittadini e per il nostro ambiente e quello dei paese limitrofi.
Ma chi si interessa effettivamente di quelli, al di là dei ricorrenti proclami, che abbiamo verificato sono stati utilizzati quasi esclusivamente per prendere tempo?
Non c’è infatti solo l’anidride carbonica. Ci sono ben altri inquinanti rispetto ai quali la nuova tecnologia non produce alcun beneficio. Per dirne alcuni, c’è l’ossido di azoto, di zolfo, l’arsenico, il mercurio, il nichel di piombo, il cromo, il mercurio, le polveri sottili, che, prescindendo dalla quantità, producono effetti nocivi.
Altro che pulizia dell’ambiente come dice, in modo superficiale, quasi cinico, chi vive a centinaia di chilometri di distanza da noi.
Ma in questa fase di sperimentazione, andrebbero però chiarite alcune questioni importanti, per evitare le sorprese che da sempre sono state riservate al nostro territorio e alla nostra popolazione, che, per esigenze superiori, ha voltato le spalle alla propria storia ed alle proprie vocazioni, finendo per accettare il peggio con grave ripercussioni sulla salute, sull’ambiente e sul proprio sviluppo economico.
Questo è senz’altro il momento per manifestare il nostro compiacimento per l’impegno alla futura riduzione delle emissioni di CO2 , che riteniamo però possa essere immediatamente conseguita ove si procedesse ad una consistente riduzione del carbone da bruciare.
Ma è anche il momento di precisare l’impatto ambientale dei prodotti chimici utilizzati, del loro stoccaggio, ma anche del trasporto e dello stoccaggio del CO2 imprigionato, considerato che nelle vicinanze non ci sono giacimenti petroliferi nei quali immetterlo. A meno che non si stia prevedendo una soluzione che riguardi il nostro mare, rispetto alla quale siamo determinati ad opporci ,anche perché non ci sono certezze sui comportamenti nel tempo dell’anidride carbonica stoccata che comporta invece rischi significativi.
Ma poi, e principalmente, considerato che per l’ esercizio di questa nuova tecnologia occorrerà una quantità di energia tra il 10 % e 40% di quella prodotta dalla centrale, temiamo possa giustificare una maggiore quantità di carbone da utilizzare, che potrebbe comportare un aumento della bolletta elettrica per i cittadini e le imprese del territorio, che la società elettrica, di propria iniziativa, avrebbe dovuto da tempo ridurre in modo consistente, come riconoscimento e parziale ristoro danno prodotto. Quella sarebbe una vera e propria beffa.

Vincenzo Albano consigliere Comunale Partito Democratico Brindisi
Antonio Monetti Vice Presidente del Consiglio Brindisi