Il combinato disposto del parere del comitato Via regionale su TAP e l’impegno del Governo a tenerne conto, rende più concreta di ieri l’ipotesi che salti l’approdo di San Foca e siano riconsiderati i siti già previsti sulla costa brindisina, in particolare quelli ricadenti sulla sua fascia Sud. Il Governo, per bocca del Sottosegretario De Vincenti, infatti, annuncia che: “…solleciterà una più attenta analisi dell’intero ventaglio di possibili scelte di approdo.”
In tal senso, e stando a quanto riportato dai giornali, in particolare dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”, il parere espresso dal comitato regionale pur di rimettere in campo le ipotesi di approdo della fascia brindisina, ricorda al Governo che dinanzi a opere che rispondono a “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” le leggi consentono ed in parte “obbligano” a considerare e valutare anche le ipotesi che “interessano habitat anche prioritari”. Nell’attesa di poter leggere il parere espresso dalla Regione nella sua completezza e di comprendere con quale procedure possa modificarsi un progetto già depostitato e con VIA ministeriale in corso, riteniamo quantomeno insolito che un comitato tecnico, pur velatamente, suggerisca di fatto una deroga alle norme di tutela ambientale e ci piacerebbe che il Governo confortasse la popolazione pugliese, ma in particolare quella della provincia di Brindisi e dell’intero Salento, sul fatto che nella realizzazione dell’opera non ci si avvarrà di nessuna deroga alle norme ambientali italiane ed europee.
In queste ore, inoltre, non possono che rimbombare nella nostra testa le recenti dichiarazioni dell’ex Vice-Presidente della Regione Puglia Sandro Frisullo che raccontano come tra il 2007 ed il 2008 fu sancito un accordo in cui, egli ricorda:“Tutti, carte alla mano, dissero sì. Che lì, a Lendinuso, si poteva fare”, ovviamente con riferimento ai sindaci dei comuni interessati e a tutti coloro che avevano incarichi di rappresentanza in quegli anni. Frisullo, così, suggerisce di “guardare le carte, tornare all’antica soluzione ed evitare le conflittualità”.
E’ nostra intenzione essere chiari, su questo punto, con chiunque accarezzi l’idea dell’approdo nei pressi di Lendinuso. Per quanto ci riguarda, oggi, quelle condizioni sono saltate. Se prima il nostro territorio poteva essere svenduto e caricato di un’ ulteriore infrastruttura oggi non lo consentiremo, se la vecchia politica aveva dimenticato come già dal 1998 questo territorio fosse considerato “area a elevato rischio di crisi ambientale”, noi non lo dimentichiamo ed anzi continueremo a ricordarlo al Governo ed alla Regione. Sin d’ora possiamo dire, per quanto ci riguarda, che non permetteremo che i nostri comuni, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Cellino San Marco, Mesagne e le nostre marine, siano sventrate dal gasdotto, vedano pregiudicato il proprio sviluppo, sopportino, seppur minime, nuove emissioni o addirittura accolgano una nuova centrale nei pochi fazzoletti di terra ormai rimasti disponibili alla coltivazione dopo l’invasione selvaggia del fotovoltaico. Piuttosto abbiamo bisogno di un’ attenzione vera e concreta ai drammi ambientali e sanitari che già sopportiamo, abbiamo bisogno di un’idea eco-sostenibile di sviluppo e nessuno si illuda che crederemo alla favola secondo cui dicendo “SI” al gasdotto risolveremo i nostri seri problemi ambientali. Abbiamo già dato. Ora nessun cedimento è più possibile alla demagogia e ad altri interessi che non siano quelli dei nostri cittadini e delle nostre comunità.
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