Abbiamo letto la nota con cui l’Assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro, ha commentato il ricorso al Tar del Comune di Torchiarolo contro l’atto amministrativo regionale di approvazione del piano di risanamento dell’aria senza sottoporlo a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e, in sostanza, disponendo il ricorso a filtri nei camini cittadini perché individuati quali causa degli sforamenti di PM10 registrato nella centralina posta nell’area urbana di Torchiarolo.
Nicastro, parla di “comportamenti singolari” in merito al ricorso al Tar, di iniziativa “contraddittoria rispetto alle esigenze di tutela del diritto alla salute della comunità”, addebitandone la responsabilità al Sindaco Del Coco.
Di “comportamenti singolari” Legambiente ne ha visti costantemente nella querelle in corso e li ravvede anche nella nota di Nicastro.
L’Assessore Nicastro rivendica alla Regione il merito di aver richiesto la riapertura dell’AIA sulla centrale termoelettrica di Sud, ma dimentica che siamo vicini alla verifica del rispetto delle prescrizioni contenute nell’atto del 2012 e, quindi, della riapertura obbligata del procedimento.
Piuttosto l’Assessore spieghi l’anomalia tutta italiana di un’autorizzazione che prevedeva ben 56 prescrizioni, il cui rispetto avrebbe dovuto essere preteso prima e non a valle del rilascio dell’autorizzazione, ivi inclusi i limiti di emissioni ben più stringenti (a cominciare da quelli violati di CO2), le indagine epidemiologiche e di danno ambientale legato all’esposizione a polveri di carbone oggetto del processo penale in cui la Regione incredibilmente, non è costituita parte civile!
E’ stridente e contraddittorio, inoltre, che a fronte di una “contaminazione acuta” riportata nel piano pari al 92% e dovuta alla combustione della biomassa, si richieda la riapertura dell’AIA di Brindisi Sud per una eventuale residua percentuale dell’ 8% sulle concentrazioni delle PM10.
Le disposizioni relative ai camini di Torchiarolo hanno qualcosa di paradossale, perché basta conoscere la perimetrazione dei territori comunali per chiedersi perché non siano stati oggetto di analisi e di provvedimenti aree limitrofe appartenenti al Comune di San Pietro e, addirittura, incluse in quelle di Torchiarolo ma appartenenti a Squinzano, come del resto richiesto anche dal Ministero dell’Ambiente.
E come si giustificano gli sforamenti del PM10 presso la centralina di Lendinuso nei periodi estivi, con la preparazione della carne alla brace?
La verità è che chi è “autorità sanitaria” e chi ha il compito, a livello regionale o comunale, di tutelare la salute e l’ambiente ha il dovere di cercare di individuare, eliminare o mitigare le fonti di rischio, di inquinamento o di contaminazione al di là di ogni ragionevole dubbio. E’ per questo che abbiamo chiesto e richiediamo il ricorso (possibilissimo, caro Assessore, presso la Cittadella della Ricerca) a strumenti analitici che accertino la presenza nel PM10 di 14C addebitabile alla combustione di biomasse o di 12C (prodotto di decadimento dopo 5.700 anni circa) sicuramente riconducibili al carbone.
Attendiamo non reazioni stizzite ma fatti, nell’interesse di “coloro che respirano” quell’aria inquinata.
COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE BRINDISI
No Comments