Approfondimenti » 28/02/2005
Associazioni Ambientaliste: lettera aperta al Ministro Marzano
All’Onorevole Ministro delle Attività Produttive Roma
E p.c. All’Onorevole Ministro dell’Ambiente Roma
All’Onorevole Presidente del Consiglio Roma
Il modello di economia sperimentato a Brindisi, prevalentemente centrato sui megainsediamenti del polo chimico e di quello energetico, dopo aver dato in un primo tempo risposte di emergenza alla diffusa e pressante domanda di investimenti produttivi, ha rivelato col tempo la sua assoluta estraneità agli interessi delle nostre popolazioni, l’estrema gravosità dei costi richiesti e la sua incapacità di produrre vero sviluppo e stabile occupazione.
Si sono moltiplicati gli attacchi in danno della salubrità ambientale e della salute dei cittadini come dimostrano anche i processi in corso per le morti e le malattie provocate dalla esposizione dei lavoratori al cloruro di vinile e all’amianto, processi nei quali le vittime ed i loro familiari lottano in condizioni di oggettiva inferiorità per ricevere una giustizia che tarda a venire. I poteri forti hanno fatto ciò che hanno voluto di un territorio ufficialmente poi dichiarato “area ad alto rischio ambientale”.
Il sistema produttivo è stato perennemente attraversato da una crisi strutturale segnata da ridimensionamenti e chiusure aziendali, da un costante ricorso al collocamento dei lavoratori in cassa integrazione e da sempre più vasti e frequenti licenziamenti individuali e collettivi.
Il fallimento della politica economica locale si è infine presentato in tutta la sua enorme gravità nel 2003 quando la crisi produttiva ed occupazionale, da una parte, ed il degrado ambientale, dall’altra, sono apparsi, per le risultanze di alcune inchieste giudiziarie tuttora in corso, come in qualche modo collegati a collusioni delittuose fra ambienti deviati della politica e settori degenerati del mondo degli affari.
Un contesto questo nel quale è diventata domanda di popolo la richiesta di un nuovo modello di sviluppo economico che si era intanto fatto strada fra le associazioni ed i movimenti che da tempo denunciavano la gravità della situazione e si opponevano con tutte le loro forze al progetto di realizzazione nel porto di Brindisi di un rigassificatore non solo per la sua indubbia pericolosità ma anche perché un simile impianto avrebbe definitivamente vanificato ogni possibilità di cambiamento perpetuando i fallimentari assetti dell’economia locale.
La domanda di un nuovo modello di sviluppo, capace di rendere ecocompatibili gli insediamenti industriali esistenti e di valorizzare le vocazioni e le potenzialità territoriali, col conseguente “NO” al rigassificatore veniva portata avanti da associazioni laiche e cattoliche, dai molti movimenti, da importanti e qualificati settori sindacali e da rilevanti espressioni imprenditoriali e professionali con pubbliche prese di posizioni, appelli sottoscritti da migliaia di cittadini e manifestazioni di massa che hanno visto il protagonismo di cittadini appartenenti a tutti gli schieramenti politici.
Si è trattato davvero di una forte domanda di popolo fatta propria, durante la campagna elettorale amministrativa del 2004, da tutte le forze politiche che su questo preciso orientamento hanno ricevuto dall’elettorato un chiaro mandato. Una scelta questa che è stata poi tradotta in formali delibere da parte dei consigli Provinciale e Comunale di Brindisi (l’uno a maggioranza di centro sinistra e l’altro di centro destra), delibere approvate all’unanimità dai componenti di tali consessi.
Vi sono quindi indiscutibili manifestazioni di una volontà popolare correttamente interpretata dagli Enti locali nell’esercizio di quei poteri di “autonomia” amministrativa e politica ad essi riconosciuti, anche nei confronti dell’esecutivo, dalla carta costituzionale e dalla legislazione ordinaria. Ne consegue che se venisse confermata la decisione di costruire in Brindisi il rigassificatore, si determinerebbe una situazione che vedrebbe private le amministrazioni locali del potere di progettare e costruire il futuro sociale ed economico della città e della provincia.
Una situazione che limiterebbe l’"autonomia" degli Enti locali fino ad annullarla in una materia, quella appunto riguardante la fisionomia e l’economia della città e del territorio.
Ma c’è di più, e cioè che l’esigenza imprescindibile di tener conto della volontà delle popolazioni locali istituzionalmente interpretata dalle istituzioni che le rappresentano è stata poi significativamente riconosciuta dal Consiglio regionale che nella seduta del 16/02/2005 ha affermato che “tale scelta mette in discussione l’iter amministrativo e procedurale avviatosi con la conferenza dei servizi convocata dal Ministro delle Attività Produttive e conclusasi con la emanazione del decreto autorizzativi del 21 gennaio 2003”.
Per i motivi dinnanzi indicati le sottoscritte associazioni Le chiedono formalmente, signor Ministro, la revoca del decreto col quale Lei ha autorizzato il 21 gennaio 2003 la realizzazione del rigassificatore sul territorio di Brindisi.
Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-TerraNostra, Fondazione “Dr. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Franco Rubino”, Cobas, LAV, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato spontaneo cittadino “Mo’ Basta!”
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